domenica 29 luglio 2012

La vita di un cristiano vale 35 euro in Nigeria








Pontifex.RomaI cristiani in Nigeria sono stati di recente vittime di alcuni sanguinosi attentati. Ad aggiungere orrore all’orrore,  se è possibile, mancavano le ammissioni di Magaji Bala, membro del gruppo terroristico Boko Haram  (“L’educazione occidentale è peccato”) legato ad Al-Qaeda e responsabile proprio di tutti quegli attentati. Bala, parlando al più autorevole quotidiano nazionale “Guardian”, ha detto che è gli bastato dare 7.500 naira  (poco più di 35 euro) a sei terroristi, per far loro compiere, il 10 giugno scorso, attacchi contro alcune chiese nella città Biu, Nigeria nord-orientale: era domenica, e numerosi fedeli erano raccolti in preghiera. I colpevoli degli attentati sono stati tutti arrestati e hanno confermato la versione di Magaji Bala. Essi svolgevano umili mestieri: uno di loro, Ibrahim Mohammed Babangida, era manovale. Il fatto che si siano venduti al terrore per 35 euro, dà la misura non solo del feroce odio anti-cristiano ...
... che si respira in Nigeria, ma anche dell’estrema povertà della popolazione, più dell’ 80% della quale ( circa 160 milioni di abitanti) vive con meno di 1,5 euro al giorno.
Nel mirino inoltre non ci sono solo i cristiani nel Paese: per la stessa misera cifra rischiano la vita militari, musulmani moderati (anche religiosi), un barista che vende alcolici e naturalmente donne che non si sottomettono alla sharia, la legge islamica.
Alessandra Boga

Fonte: http://www.pontifex.roma.it/

mercoledì 25 luglio 2012

La Monarchia assoluta in Francia sotto Luigi XIV


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*LA MONARCHIA ASSOLUTA IN FRANCIA SOTTO LUIGI XIV
Con i precedenti governi di Enrico IV, Richelieu e di Mazzarino, in Francia era stato completato il processo di instaurazione della monarchia assoluta. La grande nobiltà venne convinta a desistere dai suoi tentativi di contendere al re il dominio dello Stato: per raggiungere questo risultato, già sotto il regno di Enrico IV, ai nobili vennero concesse cospicue pensioni e posizioni di rilievo all’interno del governo, nell’amministrazione dello Stato e nell’esercito. Questo processo venne portato a termine sotto il regno di Luigi XIV, il Re Sole. Sotto di lui, tutti i maggiori aristocratici di Francia vennero costretti a risiedere alla corte di Versailles, dove vivevano nel lusso più sfrenato, ammansiti con incarichi di vario genere. Si venne così a costituire un’aristocrazia di corte, che permise al re di poter controllare costantemente i nobili ed evitare le loro trame. Non conoscendo più limiti al proprio potere, il governo monarchico francese, assunse caratteri di dispotismo: mentre fino a quel momento la monarchia aveva avuto il merito di aver garantito l’unità della nazione, con l’ inizio del regno di Luigi XIV, essa si trasformò nello strumento che garantiva la protezione degli interessi della nobiltà. . Fu proprio sotto il Re Sole che ebbe inizio la decadenza della monarchia francese, che trovò il suo tragico epilogo circa un secolo dopo, con la Rivoluzione Francese. Alla morte del cardinale Mazzarino, Luigi XIV decise di volersi arrogare il titolo primo ministro di se stesso, L’Etat c’est moi, Lo Stato sono io, dichiarò in più di una occasione: durante la sua vita, egli sedette per molte ore al giorno al suo tavolo di lavoro, esaminando con notevole pignoleria tutte le pratiche riguardanti l’aministrazione dello Stato, con lo scopo di far prevalere su tutto il Paese la propria volontà dispotica. Ai suoi ordini lavoravano diversi consigli regi quali, ad esempio, il Consiglio supremo delle Finanze ed il Consiglio dei Dispacci, alle cui sedute partecipavano, oltre ai segretari di Stato ed i ministri, anche il sovrano in persona. Una posizione predominante rispetto agli altri ministri, venne ben presto raggiunta dal Controllore generale delle finanze, il ministro Colbert. I Ministri ed i Consigli dirigevano dall’alto l’intera amministrazione dello Stato, ed i risultati di questo tipo di amministrazione furono una sempre maggiore lentezza ed inefficenza nell’espletamento delle funzioni. I Parlamenti,che sotto Mazzarino avevano iniziato a mostrare delle velleità di rappresentanza politica, vennero totalmente esautorati e ridotti ad entità burocratiche, la cui attività era sottoposta al potere centrale; in particolare, il Parlamento di Parigi perse il diritto di trattenere gli editti regi senza registrarli e di elevare rimostranze contro di essi. Nelle province, le forze militari erano agli ordini di un governatore che aveva alle proprie dipendenze dei sénéchals e dei luogotenenti.I reparti militari erano formati da guardie di città, delle quali facevano parte anche i figli dei ricchi borghesi locali, dalla gendarmeria, e da piccole guarnigioni locali dell’esercito. La maggiore autorità della provincia era però costituita dagli intendenti regi, che avevano pieni poteri in materia fiscale, giudiziaria, di pubblica sicurezza, in materia amministrativa e anche militare: questi funzionari divennero quindi nelle province francesi dei piccoli despoti, potendo disporre dell’assoluto appoggio del governo centrale, del quale erano gli esecutori di ordini. Sottoposte all’autorità degli intendenti regi erano anche le municipalità cittadine, composte da un maire, sindaco, e da scabini, tutti uffici che non erano elettivi, ma bensì di nomina regia, oppure ottenuti per acquisto. Alla morte di ogni titolare, il Governo metteva infatti in vendita queste cariche a caro prezzo. Nelle campagne siera invece conservato l’antico ordinamento feudale, con duchi e conti che possedevano il territorio amministrandolo come feudo regio. Ogni ducato o contea, si suddivideva in baronie, ogni baronia in castellania, ogni castellania in feudi censuali. Questo tipodi gerarchia feudale si estendeva su circa neve decimi del territorio francese, mentre solo un decimo era occupato dalla libera proprietà privata. Pur avendo perduto la propria importanza politica, la gerarchia feudale conservata ancora i propri diritti giurisdizionali e tributari. Normalmente i feudatari non gestivano direttamente le terre di loro pertinenza, preferendo cederle ad affittuari, nobili, ecclesiastici o borghesi, ma molto spesso a dipendenti contadini suddivisi in due distinti categorie: gli affittuari ed i censier, dei vassalli che dovevano pagare un censo. Nella maggior parte dei casi si trattava di concessioni di lunga durata, che in molti casi divenne anche ereditaria, nel senso che alla morte dell’affittuario che aveva siglato l’accordo con il proprietario della terra, questo poteva essere rinnovato dai suoi successori. In quel periodo tuttavia, le condizioni dei contadini francesi erano alquanto misere: infatti essi, oltre al pagamento della pigione, dovevano rendere al loro signore innumerevoli servizi, ai quali andavano aggiunte le decime ecclesiastiche, le imposte statali che gravavano nella maggior parte su di loro, oltre ai debiti contratti con usurai locali o delle città. Il pagamento di tutti questi debiti, era garantito da una rendita costituita, corrispondente all’attuale ipoteca. La giustizia feudale provvedeva a tenere a freno i contadini, garantendo il pagamento di rendite e tributi. La miseria dei contadini francesi non permetteva loro di costituire una propria economia, ed in questo modo, la Francia, che pure era molto ricca di prodotti naturali, non offriva molte possibilità di sviluppo ad una florida borghesia industriale.

Fonte: 

Nell’immagine un ritratto di Luigi XIV di Francia, il Re Sole.

sabato 21 luglio 2012

Acque reflue: la Corte di giustizia ha stabilito che l' Italia ha violato le norme

20.7.12

Il lungo iter iniziato nel 2009, quando la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia per il mancato rispetto delle norme Ue sulle acque reflue in decine di comuni italiani con una popolazione uguale o superiore ai 15.000 abitanti, trova oggi un punto di arrivo.


Greenreport - La Corte di giustizia europea ha stabilito che l'Italia ha violato le norme Ue sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane non rispettando i tempi stabiliti per la loro applicazione e quindi giudici hanno dato ragione alla Commissione. Il riferimento normativo è la direttiva 271 del 1991, che ha introdotto norme per tutelare l'ambiente dalle ripercussioni negative degli scarichi di acque reflue fissando in particolare al 31 dicembre 2000, il termine ultimo per dotare tutte gli agglomerati urbani con 15.000 o più abitanti equivalenti di reti fognarie e che le acque reflue urbane venissero sottoposte, prima dello scarico, a trattamento biologico di depurazione.

Nel 2009 la Commissione aveva deciso di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia dopo aver constatato che decide e decine di comuni (tra i quali anche famose località turistiche) non si erano ancora adeguati, ben nove anni dopo la scadenza del 2000, agli obblighi imposti dalla direttiva Ue per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini. La sentenza emessa oggi dalla Corte ribadisce quindi l'obbligo per circa un centinaio di comuni sparsi in tutto il Paese tra cui Reggio Calabria, Trieste, Rapallo, Capri, Frascati, Cefalù, Ragusa, di avviare al più presto le opere necessarie per mettersi in regola con la direttiva Ue, altrimenti la Commissione potrà avviare una nuova procedura d'infrazione chiedendo stavolta allo Stato italiano, ultimo responsabile della corretta applicazione del diritto comunitario, di pagare delle multe.

Sempre in tema di depurazione per quanto riguarda la Liguria (una delle regioni incriminate), oggi è stato ampliato un impianto nella zona di Loano (SV) area ad alta valenza turistica. L'impianto a membrana biologica MBR era stato costruito inizialmente tre anni fa per trattare 7.000 m3/d. Ora il depuratore quadruplica la portata trattata per servire circa 140.000 abitanti equivalenti e trattare fino a 35.000 m3/d come punta massima giornaliera.

 

giovedì 19 luglio 2012

164° FESTA DEI POPOLI DELLA MITTELEUROPA


164^  FESTA DEI POPOLI DELLA MITTELEUROPA
FIESTE – FEST – PRAZNIK – OSLAVA – ÜNNEP – SLAVJE NARODA – ŚWIĘTO – SARBATOARE – СВЯТКУВАННЯ

Gorizia

17 - 18 - 19 agosto 2012

Con i patrocinii di:
Presidenza del Consiglio dei Ministri
 Ministero degli Affari Esteri - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Ambasciate presso il Quirinale di:
 Austria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Moldova, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina ed Ungheria,
Land della Carinzia (Austria), Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Gorizia, Comune di Gorizia

Con il sostegno ed il contributo di:
Istituto Culturale Ceco Milano - Land della Carinzia (Austria) – Federazione Croati nel Mondo Rijeka-Fiume - Associazione Italo Croata Udine  – Circolo Culturale Ceco Udine – Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Comune di Gorizia – Cassa Rurale ed Artigiana di Lucinico Farra e Capriva - Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia

Programma

VENERDI’ 17 AGOSTO
ore 18,00        Brazzano di Cormons – Cimitero militare
Cerimonia in memoria di tutti i caduti e le vittime delle guerre fratricide europee
SABATO 18 AGOSTO
dalle ore 19,00 alle 23,00    Castello di Gorizia – Teatro Tenda
                        Musica, folclore e amicizia sotto le stelle. Spettacoli, melodie e suggestioni mitteleuropee con artisti dalla Repubblica Ceca, Serbia, Ucraina e Ungheria.
ore 21,00        “Speciale” dedicato alla Città di Trieste: Recital live di Lorenzo Pilat

DOMENICA 19 AGOSTO
Ore 10,00       Gorizia – Piazza Sant’Antonio
                       Raduno in Piazza S. Antonio dei Gruppi provenienti dalle regioni della Mitteleuropa
ore 10,40        Corteo dei Gruppi nei costumi tradizionali dei vari Paesi e Regioni centro-europee verso la Cattedrale
 ore 11,00        Cattedrale di Gorizia
                        S. Messa solenne per l’unità europea, celebrata da S.E. Rev.ma Mons. Dino De Antoni Arcivescovo di Gorizia, con preghiere, canti e letture nelle varie lingue dei Popoli della Mitteleuropa, accompagnata dalla Bläsergruppe Hörnerklang Alpe Adria (Klagenfurt) e dalla Corale Metropolitana della Cattedrale di Gorizia
ore 12,00     Ritorno in P.zza S. Antonio e saluto delle Autorità istituzionali e diplomatiche
 ore 13,30        Castello di Gorizia – “Teatro Tenda”
                        Convivio senza confini
dalle ore 14,30 alle ore 23,00
                         un crescendo di concerti, musiche, canti e danze della Mitteleuropa con artisti, gruppi, bande e complessi musicali da: Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Serbia, Slovenia, Ucraina, Ungheria, Friuli Venezia Giulia.
ore 21,00    Esclusivo Concerto dedicato alla Mitteleuropa dell’Orchestra a fiati “Val Isonzo”.


Per l’occasione, in collaborazione con il Circolo Culturale Ceco di Udine - Český kulturní kroužek, saranno presenti stand turistici e artigianali della Repubblica Ceca


Servizio di bus-navetta: P.le Casa Rossa – Via Alviano – P.zza Cavour - Castello
Sabato dalle ore 19,00 alle 23,00 – Domenica dalle ore 12,00 alle 22,00

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Associazione Culturale Mitteleuropa
Via San Francesco, 24
33100 - Udinetelefono/fax: +39.0432.204269

martedì 17 luglio 2012

Santa Gemma Galgani e gli Angeli




Vergine secolare. Nata il 12 marzo 1878 a Camigliano (Lucca Toscana) Morta l'11 aprile 1903. Nella sua misericordia infinita e la sua paterna tenerezza, il Signore, venendo in aiuto dei poveri figli di Adamo, che voleva salvare, non fece nientemeno che porli sotto la protezione degli Angeli, ministri della sua corte celeste.Ognuno di noi è assistito da uno di questi puri spiriti, che noi chiamiamo con ragione il nostro buon Angelo. Egli ci prende per mano, fin dalla nostra entrata nella vita, per non lasciarci più finché dura la nostra corsa mortale (...).Poiché Gemma  si trovava predestinata ad un grado molto elevato di gloria e di felicità celesti, era naturale e conforme alla Sapienza divina, che l'Angelo preposto alla sua custodia avesse di lei una cura del tutto speciale. La grazia, che si manifestava d'altronde, in quest'anima fortunata, in dei fenomeni così prodigiosi, stava per prendere corpo, in un modo non meno prodigioso, nell'assistenza del suo buon Angelo (...). Il più colpente, ...
... in questo soave commercio, era la presenza sensibile e quasi continua dell'Angelo. Gemma lo vedeva coi suoi occhi corporali, lo toccava con le sue mani, come una persona vivente, intavolava conversazione con lui come con un amico. "Gesù, mi scriveva lei, non si è fatto vedere da sei giorni; ma non mi ha lasciato sola; l'Angelo Custode sta sempre, visibile, vicino a me". Con quale effusione ella rendeva grazie a Dio di quel beneficio, e testimoniava allo spirito tutelare la sua riconoscenza! "Se qualche volta sono cattiva, caro Angelo, le diceva, non ti adombrare; io voglio mostrarti la mia gratitudine. - Sì, rispondeva il celeste Custode, io sarò la tua guida ed il tuo compagno inseparabile". P. Germano di San Stanislao c.p. (direttore spirituale di Gemma), La serafica vergine di Lucca, Gemma Galgani, Arras, Brunet, 1910.
Se l'Angelo Custode di Gemma rimaneva in secondo piano, l'insieme delle loro relazioni del "grande amore": l'Angelo la sorvegliava, le faceva il caffè, le spiegava i Misteri, la abbracciava, ma soprattutto la aiutava del suo meglio a soffrire per Cristo. Quanto a Gemma, ella si rivolgeva all'essere celeste e più di una volta i suoi vicini la videro camminando, parlare al suo interlocutore invisibile: "L'Angelo mi guardava così affettuosamente! E quando fu sul punto di partire, allorché si avvicinava a me per abbracciarmi sulla fronte, l'ho pregato di non lasciarmi ancora. Ma egli mi ha detto: - Occorre che me ne vada. - Allora va e saluta Gesù. Egli mi ha gettato un ultimo sguardo, dicendomi:"Non voglio più che tu intrattenga conversazioni con le creature; quando tu vuoi parlare, parla con Gesù e sol tuo Angelo". Il giorno seguente, alla stessa ora, eccolo di nuovo. Si è avvicinato a me, mi ha accarezzato e, con affetto, non ho potuto impedirmi di dirgli: "Angelo mio, come ti amo!" (in La follia della Croce volume 2, J.F. Villepelée, Ed. Parvis).
Benché laica, la splendida vergine fu canonizzata 37 anni solamente dopo la sua morte. In ragione dei diversi segni soprannaturali e guarigioni inspiegabili, Roma si è interessata al suo caso nel 1917 ed ella fu proclamata santa il 26 marzo 1936. Da allora, il suo volto continua ad affascinare le folle ... Gemma, è il mistero dei Misteri, l'Amore di una vergine per Colui che ama il mondo, ed il loro colloquio di sofferenza ci sembra appartenere ad un mondo assurdo. Imparando a soffrire come Egli ha sofferto, riuscendo a resistere alle tentazioni, e giungendo a mortificarsi al punto da uccidere in lei ogni desiderio che avrebbe potuto mettere in pericolo la sua verginità, Gemma si è innalzata al Suo livello e si è sbarazzata da ogni macchia.
Con una tale purezza, vedere il proprio Angelo Custode le era anche naturale quanto per noi vedere il postino ogni mattina. Gemma ciò nonostante non ha affatto descritto il suo compagno poiché ella vedeva l'Angelo come vedeva sua madre od il suo confessore. La sua presenza non aveva per lei nulla di eccezionale e nella sua semplicità di bambina, ella non si rendeva assolutamente conto che questo avrebbe potuto appassionare migliaia di persone. Ella volteggiava in mezzo agli Angeli come un cigno su di un lago, insensibile alla bellezza che lo circonda.
Solo Cristo contava ai suoi occhi. Anche il suo confessore, il severissimo Padre Germano, noterà la sua sorpresa ascoltando Gemma spiegargli che il suo Angelo le aveva detto questo o quello e le chiese di essere prudente, poiché non è scritto che il diavolo  può mascherarsi in Angelo di Luce, e di conseguenza respingere ogni visione.
Allora Gemma, sempre nella sua disarmante semplicità, le scriverà alcuni giorni più tardi che quando l'Angelo giunge, essi parlano insieme e adorano Dio. Ella gli chiederà anche: "E' bene così? Ditemi se sono nell'obbedienza?". Anche il confessore non sapeva più che cosa dirle. Eppure, ella finirà per "testare" la presenza, obbedendo alla lettera agli ordini di Padre Germano e questo ci permette di dire che si tratta del solo caso negli annali dell'angelologia moderna in cui il suo protetto sputa sul suo Angelo Custode!
"Un giorno che l'Angelo Custode si presentò, Gemma gli sputò sul volto, cercando di rinviarlo. Ma l'Angelo non si mosse, ed anche, laddove Gemma sputò, ai piedi dell'Angelo spuntò una rosa bianca; sui suoi petali era scritto in lettere d'oro "si riceve tutto dall'Amore" (in La follia della Croce volume 2). Questo dettaglio è importante poiché sinceramente quella idea di voler sputare su di un Angelo?
E' grottesco e molto brutto, talmente brutto d'altronde che è chiaro che non può essere che un aneddoto inventato. Ma Padre Germano temeva senza dubbio che il Maligno approfittasse della semplicità di Gemma. Finalmente decise di verificarlo lui stesso. Non si sa troppo come egli è giunto a questa conclusione, ma egli scrisse che avendo assistito "diverse volte personalmente alle preghiere ed alle maledizioni di Gemma e del suo Angelo, ho potuto convincermi, con le mie sole osservazioni esteriori, della realtà di tutti i dettagli ch'ella mi dava poi nei suoi esami di coscienza".
Le osservazioni esteriori di cui parla il sacerdote non hanno nulla da invidiare a quello che si faceva subire ai bambini che affermavano verso la Vergine: "Tutte le volte, ha notato (Padre Germano), che lei alzava gli occhi sull'Angelo per ascoltarlo o parlargli, anche al di fuori della preghiera, ella perdeva l'uso dei sensi. Si poteva allora scuoterla, pizzicarla, bruciarla, senza risvegliare la sua sensibilità. Ma dal momento in cui aveva distolto i suoi sguardi dall'Angelo o smesso il colloquio, le sue relazioni con il nostro mondo riprendevano. Questo fenomeno si rinnovava infallibilmente ad ognuna delle sue comunicazioni con lo Spirito beato, per vicine che lo fossero" (In La Beata gemma Galgani, Germano e Felice, Rivista della Passione, Libreria Mignard, Parigi, 1933).
Secondo il sacerdote, gemma le inviava anche dei messaggi che il suo Angelo si incaricava di trasmettergli, anche quando si trovava in consultazione a Roma. Egli ritrovava nella sua camera delle lettere di Gemma senza francobollo! Questo lo ha tanto impressionato, che egli non dubitò mai più della presenza dell'Angelo Custode di Gemma Galgani. In Pierre Jovanovic, Inchiesta sull'esistenza degli Angeli Custodi, Cap. 9: "Gli stigmatizzati e gli Angeli".
Ristampa arricchita: Le Jardin des livres, 243 bis Boulevard Pereire, 75017 Paris


domenica 15 luglio 2012

In Europa quasi un milione di persone ridotte in schiavitù

15.7.12
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), secondo quanto riferito dall’agenzia Zenit, ha effettuato un’indagine sulla situazione della schiavitù nell’Unione Europea.

Radio Vaticana - Dai dati emersi sarebbero quasi un milione, soprattutto donne, le persone ridotte in schiavitù per sfruttamento sessuale (270mila) o lavoro forzato (670mila). Ci sono, inoltre, migliaia di adulti e bambini costretti ad esercitare attività illecite come ad esempio l’accattonaggio. Provengono dall’Asia, dall’Africa e dell’Europa centrale e sudorientale le donne che vengono sfruttate in traffici di matrice sessuale, mentre al lavoro forzato sono obbligati soprattutto cittadini comunitari, impiegati in settori agricoli, edilizi, manifatturieri e domestici. Beate Andrees, direttore del programma dell’Ilo contro il lavoro forzato, ha spiegato che “le vittime sono ingannate con false offerte di lavoro, per poi scoprire che le condizioni sono peggiori di quello che speravano” e ha sottolineato che sono tanti coloro che, essendo immigrati irregolari, non hanno potere contrattuale. Secondo il direttore, il fenomeno è in crescita, soprattutto a causa della crisi economica che rende le persone più vulnerabili agli abusi. L’agenzia dell’Onu ha ricordato che l’Unione Europea sta cercando di unificare gli sforzi per combattere la drammatica situazione, e l’Ilo stessa ha lavorato in collaborazione con i governi di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Portogallo e Romania per indagare sui meccanismi di reclutamento, truffe e abusi. Nonostante i sensibili progressi effettuati e l’aumento della capacità degli ispettori del lavoro, in alcuni Paesi, a segnalare casi di lavoro forzato, Andrees ha sottolineato che “non si perseguono ancora in modo adeguato gli individui responsabili di tante sofferenze inflitte ad un numero tanto alto di persone”.

sabato 14 luglio 2012

Il partigiano Montezemolo

Domenica, 8 Luglio, ospiti di amici a Bagni di Lucca, dopo una buonissima cena a base di prodotti tipici locali, passeggiando nel centro di questa caratteristica cittadina, famosa in tutta Italia, per le sue terme curative, con sorpresa ho visto che all' aperto, sulla piazza principale Jean Verraud, veniva presentato il libro
" Il partigiano Montezemolo" . Sponsor della serata la libreria UBIK Lucca, e il Comune di Bagni di Lucca.
Molte persone interessate erano sedute per assistere all' evento, l' autore Mario Avagliano, giovane storico , con l' aiuto di diapositive e filmati , ha spiegato la figura del capo della resistenza militire nell' Italia
occupata. Anche il nostro giornale Italia Reale del mese di Luglio, nella pagina sosta il libreria, presenta il libro. Non posso raccontare tutto il libro di ben 402 pagine, ma sintetizzando emerge questa bellissima figura
umana, legato profondamente alla famiglia, fervente cattolico, fedelissimo al RE, un grande Monarchico. Fù  scelto per organizzare e coordinare la resistenza in Italia, resistenza dovuta all' armistizio avvenuto in Italia l'8 Settembre del 1943.  Sapeva il  grande rischio che correva, una delle prime persone di cui si fidò, fù sua cugina, (mamma del Conte Ripa di Meana), nominandola subito staffetta partigiana.
La presentazione del libro a Bagni di Lucca, non è un caso, perchè Montezemolo, ebbe contatti con gruppi della resistenza locale. Fù catturato , torturato , nella sede di via Tasso a Roma, dove operavano i tedeschi al comando di Kappler. Venne assassinato nelle fosse Ardeatine, il 24 Marzo 1944. Il Col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, fù poi decorato con medaglia d' oro.  Ricordiamo anche il sacrificio di tanti militari Italiani fedeli al RE.

sabato 7 luglio 2012

L' ITALIA BOMBARDATA: I MONUMENTI ITALIANI E LA GUERRA.

L’ITALIA BOMBARDATA: I MONUMENTI ITALIANI E LA GUERRA. Autore: Ugo Ojetti Quando si parla dei bombardamenti subiti dalle città italiane nel secolo scorso il pensiero va immediatamente alle incursioni aeree che si accanirono sulle città italiane durante la seconda guerra mondiale. In realtà le anticipazioni di quella tragedia si registrarono già nel corso della Grande Guerra, quando non solo i centri a ridosso della zona di guerra, ma anche località distanti centinaia di chilometri dalla linea del fronte furono colpite dalle bombe avversarie. Alcuni casi: la stampa dell’epoca diede un enorme risalto al numero delle vittime dell’incursione compiuta da aerei austriaci su Verona il 14 novembre 1915 e che provocò 32 morti e 40 feriti. A Milano, in via Tiraboschi, esiste tuttora un monumento che ricorda le 18 vittime causate dal bombardamento - anche questo a opera di piloti austriaci - che colpì il quartiere di Porta Romana la mattina del 14 febbraio 1916. L’11 marzo 1918 perfino Napoli, che si trovava a un migliaio di chilometri dalla linea del Piave, subì un bombardamento da parte di un dirigibile tedesco che, decollato dalla base di Jambol, in Romania, scaricò sulla città 6.400 chili di bombe che colpirono in gran parte i quartieri popolari facendo almeno 16 morti e 40 feriti. Accanto al dolore per le perdite umane, tali episodi suscitarono nell’opinione pubblica una reazione di sdegno per il fatto che venivano colpiti indiscriminatamente anche i tesori d’arte custoditi nelle città attaccate. Questi sentimenti vennero immediatamente cavalcati dalla propaganda interna, che costruì l’immagine di un nemico disumano e incivile il quale, oltre a infierire su cittadini inermi, non nutriva alcun rispetto nei confronti di un patrimonio artistico invidiato da tutto il mondo. In questo contesto s’inserisce un libro, I monumenti italiani e la guerra di Ugo Ojetti, edito nel 1917 da Alfieri e Lacroix, il quale documenta, attraverso numerose e dettagliate immagini fotografiche, le distruzioni subite dalle opere d’arte nelle città bombardate e le installazioni realizzate per difenderli. Un’indagine che coinvolge le città di Venezia, Ancona, Ravenna, Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Milano, Cremona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Trani, Velo d'Astico, Aquileia e Vicenza, quest’ultima addirittura con riferimento ai danni provocati dalle truppe austriache nel 1848. Alcune immagini che ritraggono opere d’arte irrimediabilmente perdute provocano un senso di amarezza che fa riflettere: il comando austriaco che concepì, per esempio, la missione che la notte del 24 ottobre 1915 portò quattro aerei a bombardare Venezia era a conoscenza del fatto che colpire la stazione ferroviaria della città significava quasi certamente coinvolgere nell’attacco la chiesa degli Scalzi, situata a poche decine di metri di distanza? Non lo sapremo mai. L’unica cosa certa - testimoniata dettagliatamente dal libro in oggetto - è che nel corso di quell’attacco la chiesa venne colpita da una bomba che ridusse il soffitto in mille pezzi, e con esso il prezioso affresco del Tiepolo che lo adornava. Se non di premeditazione, è certamente lecito parlare di mancanza di scrupoli. Le cosiddette “bombe intelligenti” all’epoca erano inimmaginabili, e chi pianificava questi raid aveva la consapevolezza che attaccare obiettivi sensibili in una città d’arte ne avrebbe sicuramente messo a repentaglio i tesori. Con ogni probabilità la distruzione di un monumento o di una chiesa veniva considerato un effetto collaterale di poco conto rispetto alla possibilità di minare in profondità il morale della nazione che si voleva colpire. Fu per questo motivo che attraverso pubblicazioni di questo tipo si cercò, da parte italiana, di reagire trasformando lo sgomento e il senso d’impotenza provocati da simili atti in odio nei confronti del nemico secolare, considerato - come testimoniano le parole di apertura del libro - alla stregua dei barbari: “L'ira degli eserciti d'Austria contro i monumenti e le opere d'arte italiane non è cominciata nel 1915 con questa guerra quando i cannoni della flotta imperiale hanno colpito San Ciriaco d'Ancona e gl'idrovolanti hanno bombardato Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna e gli Scalzi a Venezia. (…) Quest'ira dura da secoli, immutabile, come immutabili sono rimaste, sotto il velo del progresso, le razze e le loro affinità e i loro istinti. Pure non è necessario risalire ad Attila e a Genserico, per ritrovarla. Basta ricordare ai troppi immemori la storia di ieri, e le guerre del nostro ultimo risorgimento”.
Autore: Ugo Ojetti
Fonte: http://www.tuttostoria.net/approfondimenti.aspx?code=1407

giovedì 5 luglio 2012

Scoperta a Ginevra la "particella di DIO"

4.7.12
Dopo 48 anni di ricerche, stamani è stata annunciata l’esistenza del “bosone di Higgs”, la particella che spiega come mai tutte le cose nell’universo abbiano una massa 

di Benedetta Biasci 

4 luglio 2012: un giorno indimenticabile per la fisica contemporanea grazie all’annuncio della reale esistenza della cosiddetta “particella di Dio”, altrimenti denominata “bosone di Higgs”, la particella che garantisce la massa a tutte le altre particelle subatomiche della materia di cui anche noi siamo formati. La ricerca, iniziata ben 48 anni fa per l’intuizione del fisico scozzese Peter Higgs, è stata realizzata al Cern di Ginevra grazie all’Lch (Large Hadron Collider), il più grande e potente acceleratore di particelle al mondo. I due esperimenti ATLAS e CMS, il primo condotto dalla milanese Fabiola Giannotti e l’altro dall’americano Joe Incandela, sono giunti allo stesso risultato: l’energia del bosone di Higgs si esprime tra 125 e 126 GeV (miliardi di elettronvolt). Confermato quindi l’ultimo tassello "oscuro" del Modello Standard, la teoria che spiega l’architettura di base della natura.

“Science”, una delle riviste scientifiche americane più autorevoli, aveva già sottolineato l'importanza della conferma sperimentale dell'esistenza del bosone di Higgs lo scorso dicembre, quando definì la particella come l’“unica particella prevista dal modello standard non ancora osservata, dalla quale dipende la coerenza del modello stesso, tanto da essere stata addirittura soprannominata, con una certa esagerazione, ‘la particella di Dio’”. Ebbene il “bosone” è stato catturato ed osservato dagli sperimentatori e ricercatori del Cern di Ginevra, che per anni hanno lavorato con impegno e dedizione a quella che oggi possiamo definire una “vera e propria rivoluzione per la fisica nucleare”. Come infatti spiega Guido Tonnelli, portavoce dell’esperimento CMS sino a qualche mese fa: «Il bosone di Higgs non solo ora lo abbiamo davanti agli occhi ma ha anche aperto una nuova fisica. Le sue caratteristiche sono un po’ diverse da come la teoria l’aveva immaginato e presenta alcune anomalie che prospettano nuovi mondi della conoscenza da indagare. Ed è quello che faremo nei prossimi mesi».

Un piccolo passo in avanti dunque per la comprensione dell’universo: la materia infatti rappresenta solo il 4 per cento dell’universo conosciuto, rimane ancora il 96 per cento, detto “materia oscura” proprio perché non se ne conoscono le caratteristiche, da indagare e da scoprire. Chissà cosa ci riserveranno le ricerche future?

Per il momento non possiamo che essere orgogliosi per gli straordinari successi scientifici e per il ruolo fondamentale che i fisici italiani hanno avuto nella realizzazione degli esperimenti. Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che si è detto orgoglioso del contributo italiano agli esperimenti ha infatti affermato: "La componente italiana in questi esperimenti, nel personale dell'acceleratore e nella direzione del CERN, è importante e molto qualificata […]. Questa scoperta è anche il frutto dell’eccellenza della ricerca italiana in questo campo e dell’entusiastico contributo di tanti giovani ricercatori a tutte le diverse fasi di questa impresa".

Fonte: La Perfetta Letizia



martedì 3 luglio 2012

Crisi dell' Euro

Toscana Consumatori

Associazione Toscana a Difesa dei Consumatori
Crisi dell'Euro
Per chi non lo avesse capito ancora, la crisi del debito sovrano non ha più connotazioni economiche quanto piuttosto politiche. In poco tempo è cambiato l'equilibrio geopolitico che reggeva quel poco che rimaneva dell'Unione Europea. Dopo la vittoria all'Eliseo di Hollande e il risultato elettorale alle amministrative sia in Germania che in Italia adesso si apre uno scenario di profonda perplessità (forse peggiore di quella che vi era prima). Almeno sul piano politico in precedenza l'asse Sarkozy-Merkel faceva da pilastro portante per tutta Europa, anche se non accontentava proprio tutte le nazioni comunitarie e creava in continuazione forti dissidi interni, tuttavia al di fuori dei confini europei si era rincuorati dal fatto che i due primi ministri tenevano le briglie dello sgangherato calesse europeo. Adesso alle porte delle nuove elezioni politiche in Grecia siamo parcheggiati tutti in una soglia di limbo spettrale: se gli ateniesi faranno gli spartani, allora prepariamoci alle peggiori conseguenze possibili su ogni fronte.


Crollo dei listini, nazionalizzazioni di banche in Europa, ulteriore tassazione dei redditi e dei patrimoni, embargo commerciale contro la Grecia e cosi via discorrendo. Senza dimenticare che ci si è messa anche la Spagna con il suo fragile sistema bancario. Purtroppo non abbiamo un precedente, pertanto possiamo solo ipotizzare gli scenari che ci attendono in caso di uscita della Grecia (eventualità che non desidera nessuno, nemmeno gli stessi USA). Mai come in questo momento noi europei abbiamo bisogno di un grande timoniere (come Mao per la Cina), una sorta di superministro economico per la coesione dell'Europa e la sua messa in sicurezza. Più che un anglosassone, con il suo rigore e virtuosismo, mi affiderei più a un hispanico, a una sorta di gladiatore, un barbaro lottatore contro i poteri forti e contro l'attuale establishment finanziario che controlla il destino delle popolazioni europee. Forse molti non comprendono ancora il grado di pericolo e rischiosità che contraddistingue la nostra epoca: la fine dell'euro genererebbe il ritorno ad un medioevo economico in Europa.
Paesi come il nostro sarebbero velocemente messi in ginocchio per la loro bilancia commerciale (da quattro anni in deficit a colpi di 10/15 miliardi all'anno) causa eccesso di importazioni, soprattutto forniture energetiche. Un grande timoniere servirebbe anche all''Italia per fare quello che nemmeno Monti ha saputo fare: togliere privilegi, tagliare copiosamente l'ingerenza dello stato nella vita dei cittadini, creare i presupposti per i licenziamenti economici anche nel settore pubblico e mettere gli italiani nelle condizioni di riacquistarsi velocemente il loro debito pubblico attraverso incentivi fiscali. Se ci penso forse l'ultimo grande timoniere che abbiamo avuto è stato Alcide De Gasperi, rappresentate di una classe politica che non ha niente a che vedere con quella attuale. L'epopea dei discorsi conditi di retorica che ci hanno propinato il centrodestra ed il centrosinistra ormai fanno parte di un passato che forse non rivedremo mai più. Da come si percepisce attraverso i media la nazione sembra stia passando dall'esaltazione del berlusconismo a quella del grillismo in meno di sei mesi.
Questo rappresenta un aspetto incoraggiante sul piano politico, un po meno invece sul piano ideologico. Significa che siamo privi di spirito di identità, oggi abbiamo un leader, mentre domani accettiamo senza tante remore il suo antagonista. Queste sono le tipiche caratteristiche di un mood popolare che consentono l'emersione improvvisa di un nuovo timoniere. Come contribuente ed imprenditore mi auspico pertanto che questo hispanico possa non solo farsi garante del risanamento e rilancio del nostro paese, ma anche che possa farsi portavoce di un profondo cambiamento in Europa, scalzando l'odierna ortodossia economica e le forze che attualmente la impongono, diventando il nuovo leader europeo sorretto da un largo consenso a livello popolare. Purtroppo per adesso possiamo solo sognare, ci aspettano sette giorni di angosciante attesa in balia del dictat ellenico: curioso comunque se vi fermata a riflettere, i più grandi timonieri della civiltà umana sono nati proprio in terra ellenica.
Fonte: eugeniobenetazzo.com

domenica 1 luglio 2012

Rapporto Unicef: i minori in povertà sono 30 milioni nel mondo sviluppato


La povertà tra i bambini e gli adolescenti in aumento nel mondo sviluppato, e l’Italia è tra i Paesi fanalino di coda. Lo rivela il rapporto dell’Unicef presentato ieri a Roma. In apertura dell’incontro il messaggio del presidente del Consiglio italiano, Mario Monti. Il servizio di Roberta Gisotti: ascolta


Radio Vaticana - Scrive il premier Mario Monti: “proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere tra le priorità di ogni governo”. A leggere il suo messaggio è stato il presidente dell’Unicef Giacomo Guerrera, rimarcando poi che l’Italia è tra i Paesi dove l’intervento della politica è stato in realtà negli anni scorsi ininfluente per il benessere dell’infanzia: se la Germania è scesa dal 17 all’8,5 per cento nel tasso di povertà infantile l’Italia è calata dal 16,2 al 15,9, quasi nulla. Al di là delle parole si aspettano dunque fatti e non solo dai politici italiani se in tutti i Paesi considerati - 35 tra i più sviluppati - vi sono 30 milioni di minori che vivono in povertà, e 13 milioni sono quelli che abitano nell’Unione Europea. Considerato che la ricerca Unicef poggia su dati del 2009 possiamo di certo immaginare che questi dati complessivi siano in difetto, alla luce della crisi economico-finanziaria globale. Investire nella protezione e nello sviluppo dei bambini e degli adolescenti – ci ricorda l’Unicef – non solo “è eticamente corretto, ma anche vantaggioso in termini economici e sociali”. E dunque conclude la ricerca “lasciare che i minorenni crescano in condizioni di povertà comporta svantaggi personali per il bambino e alti costi sociali ed economici futuri in termini di salute e sicurezza sociale”.
 
Fonte: La Perfetta Letizia